Otoplastica è un termine che fa riferimento alle procedure chirurgiche e non chirurgiche che hanno come obiettivo principale quello di correggere alcune malformazioni e difetti dell’orecchio dovute a traumi o a ragioni naturali.
Otoplastica
Quando è nato questo tipo di chirurgia estetica?
L’otoplastica è stata sviluppata nell’antica India, nel V secolo aC, dal medico Ayurvedico Sushruta, il quale descrisse la Sushruta samhita (ossia il compendio medico di Sushruta). Nel corso del tempo, egli ed i suoi studenti di medicina svilupparono una serie di soluzioni e tecniche chirurgiche plastiche che miravano alla ricostruzione di orecchie ma non solo: anche naso, labbra e genitali amputati a causa di punizioni che potevano essere di ragione religiosa, politica o criminale.
Le tecniche di chirurgia plastica della Sushruta samhita sono state praticate in tutta l’Asia fino alla fine del XVIII secolo fin quando una rivista britannica (Gentleman’s Magazine) riportò la pratica della rinoplastica, mettendo alla luce alcuni segreti professionali di Sushruta samhita. Da questo momento, le tecniche furono in parte modificate e si espansero in tutta Europa.
Nella pratica odierna, il medico va ad operare il soggetto che soffre di questa malformazione, correggendo il tutto, creando di conseguenza un orecchio esterno proporzionale.
Ma chi si può sottoporre a questo intervento?
Bisogna valutare attentamente la situazione ed il paziente deve presentare almeno una delle seguenti malformazioni:
– Orecchio senza il lobo;
– Bordi esterni delle orecchie piegati in avanti, lontani dai lati della testa;
– Orecchio deformato a causa di una serie di traumi ripetuti che hanno portato ad un accumulo di sangue interno. Qui l’operazione mira ad eliminare l’eccesso di sangue per evitare che ci siano complicazioni nella formazione cartilaginea;
– Eccessivo tessuto cartilagineo;
– Orecchio troppo stretto;
– Orecchio “nascosto”: vale a dire che il bordo della cartilagine è posizionato sotto la pelle del cuoio capelluto;
– Orecchio “piatto”, conosciuto anche come orecchio “darwiniano”;
– Sviluppo eccessivo o assente dell’orecchio;
– Orecchio mal posizionato
Sono dunque tanti i casi di malformazione e per ognuno va effettuato un intervento differente.
Nonostante ciò, la procedura da seguire è più o meno simile e prevede i seguenti passaggi: anestesia, incisione cutanea, piega cartilaginea, sutura e bendaggio.
- Anestesia. La sedazione è il primo step dell’intervento. Si tratta però di un’anestesia di tipo locale, dove viene “addormentata” soltanto la zona interessata. Attraverso questa procedura, il paziente non sarà vigile durante l’atto chirurgico e non sentirà nessun dolore ma allo stesso tempo sarà in grado di riprendersi dopo l’operazione in maniera repentina.
- Incisione cutanea. Dopo l’infiltrazione del farmaco anestetico, viene effettuata l’incisione cutanea che consentirà di poter accedere alla cartilagine auricolare, procedendo dalla zona posteriore dell’orecchio.
- Piega cartilaginea. Successivamente, la cartilagine viene segnata con il bisturi ed è qui che viene “adattata” in maniera differente in base al caso specifico.
- Sutura. La nuova piega cartilaginea viene suturata attraverso una serie di “fili”. Essi hanno il compito di garantire una stabilità duratura.
- Bendaggio. Al termine dell’intervento, la zona interessata viene coperta (fino alla parte superiore della testa, la quale funge da supporto) con l’obiettivo di proteggere al meglio tutta l’area operata, favorendo a sua volta la cicatrizzazione dei padiglioni. Il bendaggio è di tipo elastico ed ha una duplice funzione: mantiene sotto controllo il gonfiore ed allo stesso tempo protegge la zona da eventuali urti nei giorni successivi all’intervento.
A volte però, possono esserci alcune complicanze conseguenti all’intervento come:
1. Ematoma. Questa complicanza di otoplastica viene immediatamente affrontata quando il paziente si lamenta di dolore eccessivo o quando la ferita chirurgica sanguina. La medicazione viene subito rimossa dall’orecchio per accertare l’esistenza di un ematoma, che viene a sua volta evacuato. In caso di infiammazione, si può andare incontro ad una terapia antibiotica.
2. Infezione. Anche qui si può intervenire attraverso l’uso di antibiotici, che andranno ad eliminare eventuali e seri rischi.
3. Effetti “collaterali” della sutura. Si tratta della complicazione otoplastica più comune che possono essere rimosse facilmente ma bisogna prestare molta attenzione perché potrebbero poi crearsi dei “granulomi” dolorosi.
Post-operazione:
Terminato l’intervento, il chirurgo solitamente consiglia ai suoi pazienti dei piccoli accorgimenti che andranno a favorire una guarigione repentina. Per esempio, se si presentano dei dolori (non dovuti a delle complicanze) vengono prescritti degli antidolorifici.
Riguardo il bendaggio, è importante sottolineare il fatto che non sarà sempre lo stesso nei giorni di convalescenza: viene infatti sostituito con uno più leggero dopo qualche giorno: questo significa che bisogna effettuare delle visite successive mirate a nuove medicazioni.
Il tipo di convalescenza è differente tra adulti e bambini: se si tratta di un adulto, bisogna prendersi qualche giorno di pausa, in modo da assicurarsi un riposo totale. Durante questi giorni si consiglia inoltre di smettere di fumare o di assumere dei medicinali post- intervento poiché sia il fumo che alcuni farmaci andrebbero ad alterare il processo di coagulazione, favorendo persino delle perdite di sangue. Ma caso di un bambino invece, si consiglia di restare a casa per almeno due settimane, in modo da evitare eventuali incidenti che potrebbero verificarsi ad esempio in ambito scolastico.
Età consigliata:
Se le malformazioni sono di natura genetica (ossia presenti sin dalla nascita), si consiglia di operare già in tenera età: in questo modo il bambino eviterà possibili danni psicologici come l’esclusione dalla società per via di questa “differenza”. Allo stesso tempo, agire sin da subito può essere benefico dal punto di vista fisico: i risultati effettivi si vedono nel corso del tempo e dunque l’operazione effettuata intorno ai 4-14 anni non può far altro che ottimizzare i tempi di definitiva guarigione. E se si pensa che lo sviluppo fisico adolescenziale possa alterare i risultati dell’operazione, niente di più sbagliato! La crescita non ostacolerà questo processo, bensì la struttura dell’orecchio rimarrà invariata.
Costi dell’operazione:
I prezzi variano a seconda della gravità del caso ma solitamente si parla di 2,500-3,000 euro se l’intervento è mirato ad entrambe le orecchie e di 1,500- 2000 euro se è per uno solo.
Infine, è bene tenere a mente che se si vogliono ottenere i risultati sperati non bisogna sottovalutare la situazione: si consiglia sempre di rivolgersi a dei medici che siano competenti, seri e con esperienza sul campo della chirurgia.